L’intromissione dei parenti nel post-gravidanza: un problema?

L’intromissione dei parenti nel post-gravidanza: un problema?

Il problema dell’intromissione dei parenti della coppia genitoriale nell’immediato periodo della post-gravidanza, è particolarmente sentito e in alcuni casi è anche motivo di scontro tra i partner stessi.

Le situazioni possono essere le più disparate: dalla mamma di lei che dà istruzioni durante la fase dell’allattamento, a quella di lui che bersaglia la coppia di consigli non richiesti, senza considerare le varie zie, zii, nonni, etc. etc.
Vediamo di fare qualche riflessione e magari ipotizzare delle vie di risoluzione di questi frangenti che in molti casi possono sfociare in veri e propri conflitti.

In un articolo sulla genitorialità, abbiamo illustrato come il compito del papà durante la fase pre-edipica (fino a 1-2 anni del bambino), sia quello di contribuire a creare e difendere la serenità della diade madre-bambino; questo ovviamente non significa che la donna non sia anch’essa coinvolta in tale duro compito.
Tuttavia, ridurre il tutto a una lista di doveri e obblighi da evitare o onorare, non gioverebbe a nessuno; forse è più utile considerare che ci può essere una soluzione a questo conflitto di parti che può avvenire all’interno della stessa coppia genitoriale: prendiamo l’esempio in cui la donna voglia permettere ai parenti di inserirsi nella vita genitoriale/coniugale in quei giorni così delicati, mentre l’uomo preferirebbe lasciarli fuori.

Come sempre, la Comunicazione Non Violenta di M. Rosenberg e il Metodo Gordon di T. Gordon, ci possono aiutare ad aumentare la possibilità risoluzione dei conflitti perché in effetti, quando si ha la contrapposizione di posizioni diverse, è proprio di conflitto che si sta parlando.

Un modo per risolvere i conflitti.

Perché si crea un conflitto? Quali sono le ragioni alla base? Farsi queste domande ci aiuta a porci in una posizione più indicata a risolverlo invece di agire inconsapevolmente un atto difensivo e aggressivo verso l’altra persona. Cosa è più importante per voi? Avere ragione in senso assoluto o cercare di costruire relazioni umane soddisfacenti?

Viviamo purtroppo in una società che ci ha condizionati fin da piccoli a esercitare un giudizio e una e una colpevolizzazione sul nostro prossimo e quindi astenerci da questo riflesso condizionato è estremamente difficile, anche se ci sforziamo di averne consapevolezza costantemente.

É qui che, come abbiamo detto in questo articolo,  la motivazione che lega la coppia genitoriale è molto importante  e viene messa alla prova: se per noi è più importante avere l’ultima parola piuttosto che portare avanti un progetto di coppia con il nostro partner, creare un clima di crescita e sereno per tutti, diventa piuttosto difficile.

gravidanza
Siamo talmente abituati a esercitare immediatamente giudizi e condanne, che una volta un paziente mi ha detto “ma se mi astengo dal giudizio, cosa rimane da fare?”

Siamo talmente abituati a esercitare immediatamente giudizi e condanne, che una volta un paziente mi ha detto “ma se mi astengo dal giudizio, cosa rimane da fare?”. Una espressione tragica che mi fece capire quanto questa persona fosse stata cresciuta in una ambiente molto propenso al giudizio piuttosto che all’ascolto di se stesso e dell’altro.

 Astenerci dal giudizio e dalla colpevolizzazione dunque, è il primo passo  per porci su un diverso piano interattivo con l’altro: non possiamo comprendere ciò che si giudica a priori. Poniamoci all’accoglienza e all’ascolto dei bisogni di tutti, sia quelli nostri che quegli degli altri: potremmo scoprire che tutto quello che ci suonava come una critica, un giudizio o un’accusa, altro non sono che delle tragiche e distorte espressioni per chiederci “per favore”. Ecco, sentiamo i “per favore” dietro il loro/nostro comportamento e i loro/nostri messaggi.

Cerchiamo di assumere sempre più consapevolezza dei nostri bisogni ed esprimiamoli in libertà; ascoltiamo quelli degli altri e solo dopo cerchiamo insieme una soluzione che possa soddisfare i bisogni di tutti sopra enunciati. In tal modo valorizzeremo la collaborazione con l’altro e non la competizione: si sta cercando una soluzione che vada bene per tutti, non si sta costringendo nessuno.

La costrizione infatti, non farebbe altro che creare dei vincitori e dei perdenti anche se, in realtà, tutti perdono in questo esercizio di forza: i vincitori sviluppano un senso di colpa -anche se inconscio- per aver usato una violenza, mentre i vinti vivono prima un senso di colpa nei loro stessi confronti per non essere stati in grado di far fronte a tale coercizione e certamente sviluppano un risentimento nei confronti del partner o dei parenti accusandoli di non essere stati così sensibili da tener conto dei loro bisogni.

Non ci può essere una soluzione univoca che possa andare bene per tutti e tutto: ogni coppia deve trovare la propria in quel processo creativo stante alla base della relazione tra partner. Solo così ci si può responsabilizzare e crescere, proprio come farebbe un bambino che si sviluppa.

Di seguito possiamo riassumere i  passi utili per la risoluzione dei conflitti :

  1. esprimiamo i nostri bisogni senza emettere diagnosi, valutazioni, giudizi, colpevolizzazioni, opinioni, commenti sarcastici, etc.
  2. cerchiamo di capire i veri bisogni dell’altra persona a prescindere da come li esprime. Il bisogno può non essere immediatamente chiaro.
  3. cerchiamo di rimanere sul presente e sulla soluzione dell’attuale situazione evitando di invischiarsi in situazioni passate che possono far risollevare vecchi rancori.
  4. verifichiamo di aver capito veramente questi bisogni.
  5. accogliamo con empatia questi bisogni astenendoci dal giudizio e dalla colpevolizzazione.
  6. cerchiamo una soluzione condivisa proponendo e ascoltando strategie risolutive.

Alcune considerazioni.

Possiamo poi fare delle considerazioni di carattere molto generale: ad esempio potremmo dire che già la coppia da sola forma un nucleo familiare che ovviamente poi si allarga e consolida attraverso il neonato. E questo nucleo va protetto da possibili elementi disturbanti esterni. L’esempio più calzante è quello di una cellula del nostro corpo: è aperta verso l’esterno attraverso specifici canali ma ha anche una membrana che fa passare solo certe sostanze filtrandone altre. Quindi  l’ideale sarebbe assumere un atteggiamento di apertura verso tutti tenendo sempre presente un faro di consapevolezza sulla protezione del nucleo di cui facciamo parte. 

Ancora, è fondamentale che il bambino stia principalmente con la mamma, soprattutto durante la fase pre-edipica (1-2 anni) in modo da non interrompere la naturale simbiosi che questo ha con lei. Specie nell’importante momento dell’allattamento infatti, è importante che niente possa disturbare l’intensa relazione mamma-bambino fatta non solo di mera alimentazione biologica ma di calore, accoglienza e sguardi che promuovono la sintonia relazionale dell’importante diade. Va da sé che allattare sotto gli occhi  di altre persone -magari giudicanti- non è che sia proprio il massimo per stabilire un clima di intimità e sintonia col bambino.

Fare del tutto fuori i parenti? No.
 Questo significa fare del tutto fuori i parenti? No , anch’essi hanno i loro bisogni e la loro voglia di aiutare può essere certamente sincera, tuttavia potrebbero non rendersi conto dei vostri bisogni di calma, tranquillità e di relazione con il vostro bambino. E questo vale sia per il papà che per la mamma. Ecco perché è fondamentale che tutti esprimano i propri bisogni.

Vero è però che se un parente ha un bisogno il cui soddisfacimento risulta disfunzionale per il nostro nucleo familiare, questo va certamente evidenziato e in qualche modo arginato. I parenti, soprattutto i nostri genitori, possono essere un aiuto prezioso e certamente hanno molto da insegnarci; basta trovare il giusto modo di farli essere presenti nella nostra vita.

Ai partner della neo-famiglia posso dire che la relazione principale che ora richiede più attenzione, è quella che intercorre tra voi due e tra voi due e il vostro bambino, non tra uno di voi due e la sua famiglia di origine.

Nella bellissima poesia “I vostri figli” di Khalil Gibran, si legge “…perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri”. Voi (mamma e papà) formate la vostra nuova famiglia ed educate principalmente vostro figlio, non i vostri parenti. É importante che i ruoli siano ben chiari, ma questo è un altro discorso che magari affronteremo in un altro articolo.

Le domande delle mamme.

Vediamo ora alcune domande che le mamme del corso pre-parto organizzato dal Consultorio Familiare dell’ASL Roma 5 di Setteville di Guidonia, ci hanno rivolto:

1. I nonni/cognati/zii vogliono farsi trovare fuori dall’ospedale al momento dell’uscita per vedere il nascituro. È giusto presentarlo il quel momento o è bene per la coppia fare il viaggio fino a casa senza stress?

Sembrerà la solita frase fatta ma la verità è sempre quella: non c’è una regola fissa e nessuno può dare una risposta assoluta a tale domanda, l’unico metro di misura è il “sentire” della famiglia stessa (intendo la coppia genitoriale più il neonato). Ascoltatevi individualmente e reciprocamente: se avete bisogno di riposo e di vivervi questi momenti con il vostro bambino, siete in pieno diritto di farlo e di far rispettare la vostra privacy. Con questo  non voglio assolutamente dire che è necessario essere scontrosi o far fuori del tutto i parenti  che magari sinceramente vogliono mostrarci la loro vicinanza e appoggio. Vedete voi quanto e quando vi sentite di concedergli del vostro tempo (tenuto ovviamente conto dei bisogni del neonato adesso!). Come sempre la verità sta nel mezzo: da una parte è importante proteggere il vostro spazio ma dall’altra è altrettanto importante mantenere delle sane e giuste relazioni con persone che vi vogliono bene.

2. Nelle prime 24h a casa la coppia vorrebbe ambientarsi e organizzarsi con il nuovo arrivato. Quando è consigliato far entrare terzi?

Anche qui, come sopra: chi può dire con certezza qual è il momento più opportuno per far entrare nell’evento terze persone? Magari potete chiedere gentilmente di essere lasciati soli nelle prime 24/48 ore se lo desiderate e permettere successivamente una sana condivisione di questa gioia con i vostri cari nel momento in cui il neonato dorme nella culla o è sveglio. La cosa da evitare non è certo una piacevole visita rispettosa della vostra privacy e della serenità del bambino, quanto l’intrusività che a volte può sfociare nell’aggressività di terze persone.

Come comunicare, senza offendere, che alcuni consigli insistenti non sono graditi?

3. Per quanto tempo gli invitati a casa possono restare e come far capire loro che è ora di andarsene? E se vogliono venire più volte al giorno?

Ecco, un invitato che non comprende quando è giunto il momento opportuno di andarsene oppure che irrompe nell’intimità della nuova famiglia più volte al giorno, probabilmente ha delle difficoltà a riconoscere e rispettare ruoli e confini. Per questo può essere vissuto come intrusivo e invadente fino a risultare poco gradito. Dopo quanto tempo? Anche in questo caso, voi siete l’unico metro di misura: se vedete che la situazione comincia a far sorgere in voi, nel vostro partner o nel vostro bimbo, segnali di disagio, allora forse è il momento di far rispettare certi confini di spazio e di tempo.

4. Come comunicare, senza offendere, che alcuni consigli insistenti non sono graditi? Come allattare, come tenere il bambino, come cullarlo…

Lo abbiamo detto nell’articolo: senza offendere, colpevolizzare e giudicare quello che potremmo vivere come un aiuto un po’ troppo invadente, può darsi sia fatto dalla terza persona in modo del tutto sincero, senza accorgersene. Può anche darsi che questa persona abbia il forte bisogno di sentirsi utile per qualcuno (magari vostra mamma che sta vivendo inconsciamente la paura di essere messa da parte). Accogliamo dunque questa proposta di aiuto comunicando però, per esempio, che ci sentiamo inondati da tanto aiuto in un momento particolarmente difficile e che per questo abbiamo bisogno di tempo per elaborare il tutto. Oppure, più direttamente, potremmo seguire l’esempio di dialogo successivo:

Parente:Allora, guarda, per allattarlo dovresti tenere il bambino in questo modo….così, così…e poi anche la culla, deve essere fatta così e così…..bla, bla, bla, bla……”

Noi:Ti ringrazio molto per i tuoi consigli ma quando ne ricevo così tanti, mi agito e durante questo periodo ho davvero bisogno di stare tranquilla, per me è importante. Saresti disposto a permettermi di provare a fare da me? Per me è anche un modo per vivermi fino in fondo mio figlio.

Analizziamo velocemente questa risposta: abbiamo ringraziato la persona che magari in tutta sincerità ci sta offrendo (o imponendo?!) il suo aiuto però poi ci limitiamo a osservare quanto di reale sta avvenendo (ci sta dando un fiume di consigli) senza esprimere un giudizio di valore su questo fatto. Poi esprimiamo come ci sentiamo noi (agitati) senza incolpare l’altro: siamo noi che ci sentiamo così, ce ne prendiamo la responsabilità e ci accettiamo. Esprimiamo poi il nostro bisogno (stare tranquilli) e fare la richiesta (“saresti disposto a…”).  Può darsi che la persona ci rimanga male, ma a quel punto non è un nostro problema ma uno suo, perché sta in tutti i modi cercando di soddisfare un proprio bisogno a nostre spese. Possiamo continuare il dialogo cercando di capire qual è questo suo bisogno e cercare una soluzione che possa accontentare tutti, se lo vogliamo.

Voi (mamma e papà) formate la vostra nuova famiglia ed educate principalmente vostro figlio.

5. Come far capire agli altri che, se proprio vogliono aiutarci, è meglio che ci facciano la spesa o fanno le faccende di casa, piuttosto che tenerci il bambino?

La formula può essere quella usata nell’esempio di dialogo della domanda 4): badate bene che questa strategia, non garantisce al 100% che il nostro messaggio arrivi al mittente e che questi lo capisca, ma ne aumenta molto le probabilità.

Anche qui, potremmo fare una considerazione: se una persona vuole veramente aiutare un’altra, si mette a disposizione per fare quello che gli viene chiesto. Se vuole aiutare, sì, ma solo facendo quello che desidera lui, sta soddisfacendo un nostro bisogno o uno suo?

Albero_Bianco

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