Il CASO: innamorarsi.

Il CASO: innamorarsi.

Il CASO.

Riguardo all’innamorarsi, nell’ articolo precedente che trovate qui,  abbiamo introdotto la testimonianza reale di una persona che si chiede perché, all’inizio di una relazione di coppia, sembra tutto così bello mentre, dopo un certo tempo, cominciano a uscire fuori le difficoltà di rapporto con il partner. Ve la riporto qua di seguito:

Abbiamo detto che avremmo affrontato un primo aspetto di questo ambito: la fase dell’innamoramento.

I partner solitamente hanno assoluta consapevolezza di questo stato! Provate a chiedere a una persona se non abbia contezza dello stato estasiante nel quale si trova!

Eppure, rullo di tamburi…. l’ innamoramento non coincide col vero amore .

Eh si. La fase più ostentata, ricercata, osannata da un cultura romantica e illusoria incapace di andare in profondità e incapace di gestire le emozioni in genere, non corrisponde all’amore vero e maturo. Romanzi, tonnellate di film, migliaia e migliaia di canzoni che esaltano l’innamoramento….Ma allora cos’è questo innamoramento? Cosa vuol dire essere innamorati?

Innamorarsi, innamoramento.

Via via che due soggetti diventano ben affiatati, la loro intimità perde sempre più il suo carattere miracoloso, finché il loro antagonismo, i loro screzi, la reciproca sopportazione, uccidono ciò che resta dell’eccitamento iniziale. […]; scambiano l’intensità dell’infatuazione […] per la prova dell’intensità del loro sentimento, mentre potrebbe solo provare l’intensità della loro solitudine.

E. Fromm, L’arte di amare, 1957

Potremmo definire l’innamoramento come, banalmente, la prima parte di un rapporto di coppia inteso all’interno dei canoni di questa società. In realtà l’innamoramento non è una fase inevitabile iniziale. Se fossimo stati educati all’amore vero fin da bambini, lo conosceremmo già (l’amore vero intendo), senza dover passare necessariamente attraverso la fase dell’innamoramento.

Non voglio tuttavia demonizzare l’innamoramento, solo che sarebbe auspicabile che chi si trova all’interno di una relazione basata sull’ innamoramento, ne abbia consapevolezza per non incorrere in spiacevoli sorprese dopo.

L’innamoramento rimane comunque una fase molto importante nella formazione di una persona che, se vissuta fino in fondo con sincerità e umiltà, insegna davvero molto.

innamorarsi
Quella fase dove tutto sembra magico fino a….

Dicevamo che, come sempre, la consapevolezza è importante altrimenti il pericolo è quello di rimanere amaramente delusi e impantanati nelle varie ricerche di spiegazioni e/o razionalizzazioni di vario genere.

Nella maggior parte dei casi infatti si cancella via tutto quello che la situazione di coppia può insegnare semplicemente scaricando la colpa dell’insuccesso all’altra persona oppure si diventa talmente tanto disillusi nei confronti dei rapporti di coppia da non credere che un amore vero e autentico possa esistere.

L’innamoramento non è amore maturo, semplicemente perché io non sto vedendo l’altra persona come realmente è, ma la vedo per quello che ci proietto sopra e per quello che mi sta permettendo di raggiungere: una fusione totale che mi riporta a quella simbiosi vissuta durante la vita intrauterina, dentro il pancione della mamma.

Nel caldo delle acque uterine, l’individuo appena venuto al mondo sperimenta una fusione totale: il senso di sé ancora non è formato e non ci sono bisogni che debbano essere soddisfatti perché essi vengono soddisfatti prima ancora che l’essere ne senta l’impulso.

L’esperienza di tale condizione fusionale, rimane, molto probabilmente, impressa a livello di inconscio, in uno spazio della mente di cui non abbiamo consapevolezza ma che influenza il nostro comportamento. I moderni biologi parlano di “memoria cellulare”. Sia come sia, l’ipotesi è che l’uomo, dopo aver abbandonato l’utero e aver rotto quell’unione totale, cercherà per tutta la vita di riottenere quello stato, azione stimolata da una cultura romantica che vede nel famoso simposio di Platone, forse la sua più alta espressione.

L’innamoramento dunque può essere definito al limite una euforia, uno stato in cui quando le distanze prossemiche, la vicinanza fisica, tra noi e l’altra persona diminuiscono, quando crollano improvvisamente le barriere dell’intimità, ci si ritrova per un attimo in uno stato simbiotico fusionale così bello, così dolce e così travolgente perché ci rimette in contatto con quel mondo intrauterino che l’essere umano tenta di ricreare attraverso il rapporto di coppia.

L’unione simbiotica [come nell’innamoramento, Ndr] ha il suo modello biologico nella relazione tra la madre e il feto. Sono due, eppure uno.

E. Fromm, L’arte di amare, 1957

Quindi nell’innamoramento c’è tutto l’interesse della persona a ricreare quella fusionalità perduta, tutta il desiderio inconscio a tornare quell’ El Dorado vissuto senza consapevolezza.

Il rischio dunque è quello di rapportarci con il nostro partner con tutto l’interesse egoistico di raggiungere un traguardo personale piuttosto che di creare qualcosa insieme. Si rischia quindi di usare l’altro per un progetto individuale disfunzionale piuttosto che vederlo come un compagno di viaggio alla pari, col quale costituire un sano progetto di coppia.

Ma c’è una prova tangibile che l’innamoramento non è amore vero? Ad esempio può essere il fatto che una coppia non riesca a effettuare il passaggio evolutivo verso l’amore maturo: l’euforia iniziale si spegne, le vere personalità piano piano riaffiorano, escono i bisogni egoici che prima rimanevano dissimulati e messi da parte; il tutto condito da una totale inconsapevolezza di queste dinamiche.

E solitamente tutto questo, nella maggior parte dei casi, finisce con l’accusa di inadeguatezza del partner. Il rischio temuto? Quello di riprovare il vuoto della solitudine, quel vuoto che crea ansia.

Questa è forse la parte più tragica perché se una esperienza così importante e formativa viene liquidata dando solo la colpa all’altro, non riusciremo a trarne spunto di crescita; solitamente si finisce per impegnarsi in un’altra relazione, chiodo-scaccia-chiodo, dove alta è la probabilità che gli attori saranno diversi ma la trama molto simile, se non uguale, alla relazione appena finita.

Ecco quindi che la fonte di tanta bellezza e di tanta beatitudine, le “farfalle nello stomaco” come diceva la persona dell’audio che abbiamo ascoltato, questo paradiso che il nostro partner ha reso possibile, diventa un inferno o, nel migliore dei casi, un rapporto spento, grigio, fatto di lotte di potere per il soddisfacimento dei propri bisogni.

L’amore condizionato.

Comincia ad apparire l’amore inquinato, quello che chiameremo  amore condizionato : “se è vero che mi ami, allora devi fare questo; se non lo fai vuol dire che non mi ami”: vi riconoscete in queste dinamiche? Sono tutte quelle piccole/grandi condizioni che aprono la strada ai micro-ricatti che mirano a creare sensi di colpa e giudizi pur di ottenere il soddisfacimento dei nostri bisogni egoici.

Quello che sembrava un paradiso, sembra trasformarsi in una prigione.

Potremmo definire questa fase come la famosa “crisi del terzo anno”, quando la novità si spegne, quando i bollori si placano come l’effetto dell’adrenalina che si smorza e ci si risveglia da questo sogno ritrovandosi in una forte disillusione; ecco allora che l’altra persona non è come noi credevamo che fosse. Ma perchè? Semplicemente perchè quella persona non può fungere da mamma fusionale, non può vivere per noi quella vita che spetta a noi vivere e non può colmare totalmente quel vuoto esistenziale che da soli non riusciamo a colmare.

Ecco quindi che l’altro può sentirsi, dopo l’iniziale euforia dell’innamoramento, soverchiato da compiti improbi proiettati su di lui da noi; compiti che non gli spettano.

L’amore maturo non si basa sulla dipendenza ma sulla libertà (concetto fin troppo distorto nella sua accezione che non mancheremo di approfondire); ecco quindi che se sono dipendente dall’altro per poter riattuare una finalità simbiotica e fusionale (quella vissuta nell’utero materno dicevamo), non sto amando veramente ma molto probabilmente sto usando l’altra persona per un mio scopo egoico.

In cosa sfocia tutto questo? Nella lotta di potere per possedere l’altro affinchè stia al nostro servizio e sotto il nostro controllo. Può mai nascere amore autentico da tutto questo?

Sembra un paradosso ma nell’amore [maturo, Ndr] due esseri diventano uno e tuttavia restano due.

E. Fromm, L’arte di amare, 1957

La soluzione? La consapevolezza.

E’ auspicabile che le persone imparino a riconoscere queste dinamiche, che si adoperino per stare bene con se stesse e prima di tutto che imparino a camminare da sole prima di camminare in coppia; solo così si sarà in grado di costruire un futuro con il proprio partner che potrà così essere non una stampella sulla quale appoggiarci in continuazione, ma un compagno di vita alla pari, libero anch’egli di seguire la sua via di sviluppo.

Una volta che la nostra vita non dipenderà dalla fusione con la nostra mamma proiettata sul nostro partner, allora potremmo vedere l’altro per quello che è, accettarlo perché E’ e non perché deve corrispondere a un nostro modello prefissato; saremo quindi liberi noi stessi di sceglierlo come compagno della nostra vita.

Allora ameremo veramente, nella libertà di essere e di lasciare essere.

Buona vita a tutti.

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Albero_Bianco

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